Atene, 21 Aprile 1967. Quando la città si sveglia, è sotto il controllo dell’esercito: inizia la dittatura militare. All’inizio degli anni Sessanta, la Grecia è saldamente in mano alla destra, al governo dalle elezioni del 1946. Sconfitta nel 1949 una sanguinosa guerriglia portata avanti da formazioni comuniste, i governi di destra guidano il Paese con metodi autoritari, forti dell’appoggio della famiglia reale. Protagonista di questi anni è Konstantìnos Karamanlìs, primo ministro quasi ininterrottamente per 8 anni.
Ma dopo due decenni di dominio incontrastato della destra, le elezioni del febbraio 1964 segnano una svolta: il partito di Karamanlìs è sconfitto nettamente dai moderati centristi guidati da Geòrgios Papandrèu, che diventa capo del governo.
L’avvicendamento non è apprezzato dagli ambienti più conservatori del Paese. Le forze armate temono che una politica di rinnovamento di matrice liberale possa intaccare il loro grande potere. Ma anche il giovane re Costantino II è preoccupato dai risultati elettorali: dopo un lungo braccio di ferro, nel luglio 1965 costringe Papandrèu alle dimissioni, a poco più di un anno dalla nomina. Caduto Papandrèu, falliscono numerosi tentativi di formare un nuovo governo: il re è costretto a indire elezioni anticipate per il maggio 1967. Ma di fronte al probabile successo di Papandrèu e della sinistra moderata, in molti vogliono impedire ai greci di andare alle urne. I vertici militari progettano un colpo di stato, che secondo alcuni storici avrebbe ricevuto l’assenso anche del re Costantino II. Ma mentre il re e i capi delle forze armate temporeggiano, alcuni ufficiali di secondo piano, guidati da Geòrgios Papadòpulos, decidono di prendere l’iniziativa. È il golpe dei colonnelli. Nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1967, gli uomini di Papadòpoulos occupano i punti strategici di Atene, e arrestano migliaia di persone per stroncare ogni resistenza.
All’alba del 21 aprile, i colonnelli chiedono al re di legittimare il colpo di stato. Costantino II cerca di prendere tempo, ma le sue incertezze durano poche ore: lo stesso 21 aprile, nomina Primo Ministro Konstantìnos Kòllias, magistrato conservatore e fervente monarchico. I colonnelli gettano le basi del nuovo regime: le elezioni sono cancellate, la costituzione è abrogata. Viene istituita la legge marziale in tutta la nazione. Pochi mesi dopo, Costantino II organizza un contro-colpo di stato per riconquistare la piena sovranità sul Paese. Il tentativo però fallisce: il re è costretto all’esilio, e Geòrgios Papadòpoulos prende il potere in prima persona. Il regime dittatoriale di Papadòpoulos e dei colonnelli cadrà solo nel 1974, in seguito alla bruciante sconfitta dei greci nella disputa con la Turchia per il controllo dell’isola di Cipro.