Gerusalemme. 28 settembre 2000. Ariel Sharon, capo del partito conservatore israeliano, fa una passeggiata sulla spianata delle Moschee, luogo sacro rivendicato sia dagli arabi che dagli ebrei. È la scintilla che fa scoppiare la Seconda intifada: una rivolta delle popolazioni arabe dei territori palestinesi occupati da Israele. Nel 1948 nasce lo Stato di Israele. Il nuovo Stato sorge su territori dove vivono più di un milione di arabi palestinesi, che sono costretti ad andarsene. La rivendicazione di questi territori da parte araba provoca uno stato di guerra perenne. Nel 1993 la pace sembra vicina: il leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, Yasser Arafat, e il primo ministro israeliano, Yitzhak Rabin, firmano gli accordi di Oslo. I palestinesi riconoscono Israele, che a sua volta si impegna a ritirarsi dalle principali città della Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania, affidate all’Autorità Nazionale Palestinese. Ma alcune azioni terroristiche palestinesi, e la nascita di sempre nuovi insediamenti israeliani nei territori occupati, rendono vani gli accordi: le violenze continuano senza sosta.

Nel 2000 gli Usa promuovono a Camp David un incontro tra l’ANP e Israele. La tensione per i mancati accordi e la passeggiata di Sharon alla Spianata delle Moschee, vista dai Palestinesi come una provocazione, innescano la Seconda intifada. La lotta palestinese si fonda su azioni di guerriglia e attacchi kamikaze nelle città israeliane. Gli Israeliani rispondono con incursioni militari, arresti e uccisioni mirate di presunti terroristi palestinesi. Il 29 marzo 2002 Israele organizza l’operazione “scudo difensivo”. L’attacco militare porta alla rioccupazione delle principali città palestinesi. All’offensiva israeliana fanno seguito nuovi attacchi kamikaze: le vittime del conflitto sono numerose. Il 16 giugno 2002 Israele inizia a costruire, in Cisgiordania, un muro lungo circa 600 Km. Per gli israeliani serve a difendersi dagli attacchi palestinesi, per i palestinesi è un atto di forza con cui gli israeliani cercano di annettere territori che non gli appartengono.

Il 30 aprile 2003 viene promosso dalla Comunità internazionale, il piano di pace Road Map, che prevede la convivenza pacifica di due stati sovrani. Il piano non porta a grandi risultati. L’11 novembre 2004 Yasser Arafat muore in circostanze non del tutto chiare e Abu Mazen diventa il nuovo leader dell’autorità palestinese. Il 25 gennaio 2006 il partito politico-militare Hamas, vicino all’estremismo islamico, ottiene la maggioranza di governo in Palestina. Il partito di Al Fatah, che rappresenta l’ala meno radicale dell’autorità palestinese, va all’opposizione. L’Occidente, che considera Hamas un’organizzazione terroristica, sospende tutti gli aiuti al Paese. La Seconda intifada non si è ancora conclusa. La pace è resa oggi più difficile dalla crescente conflittualità fra Al Fatah e Hamas, e dai contrasti fra chi in Israele è disposto a trattare coi Palestinesi e chi invece è contrario a ogni tipo di dialogo.
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