La Terza guerra d’indipendenza italiana si svolge nel 1866 e vede l’Italia allearsi con la Prussia nel conflitto contro l’Austria. Con la proclamazione dell’unità, il 17 marzo 1861, nasce lo Stato italiano. Vittorio Emanuele II, infatti, diventa il re degli Stati italiani che fino a quel momento erano stati dominati da altre monarchie. Il Veneto e Roma, tuttavia, restano esclusi dall’unificazione a causa della presenza dell’Austria nel Norditalia e di quella papale sui territori romani. La Prussia, Stato tedesco, essendo a conoscenza delle tensioni provocate dalla presenza austriaca in Veneto, cerca nel governo italiano un alleato contro l’Austria. Quest’ultima, infatti, rappresenta per entrambi i Paesi un ostacolo alla completa unificazione. L’8 aprile 1866 il presidente del Consiglio Alfonso La Marmora stipula un accordo con Otto von Bismarck, Primo Ministro prussiano, con cui si impegna ad appoggiare la Prussia in caso di guerra contro l’Austria. L’Austria si rende presto conto del pericolo e propone la cessione del Veneto per via amichevole: La Marmora temporeggia. Egli si trova di fronte ad una scelta difficile: decidere di non appoggiare più la Prussia o combattere la guerra contro l’Austria.
Il 12 giugno la Prussia, che al contrario non attende, rompe i rapporti con l’Austria e dopo quattro giorni invade alcuni suoi territori. L’Italia prende parte alle ostilità a partire dal 23 giugno. L’esercito italiano viene diviso in due parti, rispettivamente capeggiate da Vittorio Emanuele II, affiancato da La Marmora, e dal generale Enrico Cialdini. I generali escogitano un piano d’attacco basato su due interventi militari separati, in due zone diverse del LombardoVeneto. Tuttavia le difficoltà di comunicazione e coordinamento tra i due schieramenti indeboliscono l’azione di La Marmora che, il 24 giugno, subisce un’importante sconfitta presso Custoza, in provincia di Verona. Il 20 luglio l’Italia riceve un altro duro colpo presso l’isola di Lissa, lungo le coste della Dalmazia: qui il generale italiano Carlo Persano viene attaccato e successivamente sconfitto dalla flotta austriaca presente sull’isola. Nel frattempo, le truppe volontarie del generale Giuseppe Garibaldi, a cui erano state affidate le azioni miliari in Trentino, stanno ottenendo importanti vittorie sull’esercito austriaco. Tuttavia l’8 agosto il governo impone a Garibaldi di ritirarsi dal Trentino. A malincuore Garibaldi risponderà al Governo con il celebre “obbedisco”. La pace viene firmata a Vienna il 3 ottobre 1866 e gli accordi prevedono la consegna del Veneto, ma non del Trentino, all’Italia. L’Italia alla fine della guerra si trova arricchita di una nuova provincia, facendo un ulteriore passo sulla via della completa unità nazionale.