2 aprile 1982. Con un ristretto contingente militare l’Argentina invade le isole Falkland, piccolo arcipelago britannico nell’Oceano Atlantico. Negli anni ‘70, l’America del sud e in particolare l’Argentina sono sull’orlo del collasso economico. L’Argentina, priva di un governo stabile, non riesce a costruire una politica continuativa e il 24 marzo 1976 una giunta militare depone la presidentessa Isabella Peron assumendo il potere nel Paese. Sei anni dopo, il presidente Leopoldo Galtieri, leader della giunta militare, decide per scopi propagandistici di riprendersi le isole Falkland, per gli argentini le Malvinas. Situate a circa 500 km dalla costa atlantica argentina, le isole sono occupate militarmente dalla Gran Bretagna un secolo e mezzo. Ma gli argentini le considerano parte del territorio nazionale e non hanno mai rinunciato a riconquistarle. Ricche di pascoli e dotate di un eccezionale patrimonio ittico, sono una preziosa roccaforte per la Gran Bretagna ma sono anche una risorsa naturale che l’Argentina vorrebbe recuperare.
Il 2 aprile del 1982 Galtieri ordina l’invasione. Il piccolo contingente britannico, colto di sorpresa, viene sopraffatto. L’Argentina sottolinea la vittoria invertendo il senso di circolazione nelle strade, imponendo la lingua spagnola, e cambiando il nome della capitale da Port Stanley in Puerto Argentino. Margaret Thatcher, a capo del governo britannico, organizza subito una forza d’assalto che raggiunge le Falkland per riprenderne il controllo. La prontezza della risposta britannica sorprende gli argentini, che dispongono di un esercito giovane e poco armato. Il 25 aprile le truppe inglesi conquistano la piccola isola della Georgia australe. Un luogo strategico per puntare alla riconquista dell’arcipelago. Il 2 maggio gli inglesi attaccano l’incrociatore argentino General Belgrano, nonostante si trovi lontano dalle acque delle Falkland. L’affondamento causa la morte di oltre 300 marinai, e segna a livello psicologico un punto di svolta nel conflitto.
Gli argentini capiscono che gli inglesi sono pronti a una vera e propria guerra, e che quello delle Falkland non sarà un facile trionfo come la propaganda ha fatto loro intendere. Ma nonostante le difficoltà logistiche, l’esercito argentino prova a rispondere agli attacchi anglosassoni: il 4 maggio viene affondato il cacciatorpediniere britannico HMS Sheffield. Dai primi di giugno le truppe di sua Maestà puntano sulla capitale Port Stanley. Le sorti del conflitto sono segnate. Sbarchi di squadre speciali e paracadutisti preparano l’offensiva finale. Il 14 giugno, dopo ore di feroce battaglia, gli argentini si arrendono. Alla fine si conteranno 258 vittime britanniche e 649 argentine. In seguito al conflitto, Margaret Tatcher ottiene il successo che favorirà la sua rielezione, mentre il governo militare argentino travolto dalla disfatta è costretto a dimettersi. Ultimamente nel sottosuolo delle isole Falkland sono stati trovati imponenti giacimenti petroliferi.