Dal 1378 al 1417 la Chiesa Cattolica è divisa da un conflitto chiamato Grande Scisma d’Occidente. Questo conflitto inizia quando le gerarchie ecclesiastiche, divise in due fazioni contrapposte, eleggono ognuna un papa. Il Grande Scisma deriva da una profonda crisi del Papato. Le sue premesse risalgono agli inizi del ‘300, quando la sede papale è trasferita da Roma ad Avignone.
Per oltre 70 anni sono eletti solo pontefici francesi, sottomessi alla volontà del re di Francia. È la cosiddetta Cattività Avignonese. Il Papato sembra aver perso il suo ruolo di guida della Cristianità. Negli ambienti intellettuali e religiosi, molti denunciano la crisi e invocano una profonda riforma della Chiesa. La necessaria premessa è la fine della Cattività Avignonese. Nel gennaio 1377, il papa francese Gregorio XI accoglie le richieste provenienti da più parti del mondo cristiano e riporta la sede papale a Roma. L’anno seguente, alla sua morte, si riunisce il conclave per l’elezione del nuovo pontefice. Il popolo reclama a gran voce un papa italiano.
L’8 aprile è eletto il napoletano Bartolomeo Prignano, con il nome di Urbano VI. La sua politica mira a ripristinare l’autorità del pontefice, sottraendo la Chiesa all’influenza della Francia. Ma i cardinali francesi non approvano la sua linea. A soli 5 mesi dall’elezione di Urbano VI si riuniscono a Fondi, dove eleggono un papa francese, Clemente VII. Dopo aver tentato invano di destituire il pontefice romano, Clemente VII stabilisce la propria sede ad Avignone. La coesistenza di due papi crea una spaccatura nella cristianità. Questa scissione prosegue anche dopo la morte dei due pontefici in carica. Intorno alle due sedi pontificie si delinea un sistema di alleanze che riproduce in gran parte gli schieramenti della Guerra dei cent’anni, il conflitto che oppone Francia ed Inghilterra fin dal 1337. Francia, Spagna, Italia meridionale e Scozia si schierano con Clemente VII. Inghilterra, Fiandre, Italia centro-settentrionale e Impero restano fedeli a Urbano VI.
Il Grande Scisma rende ancora più incalzanti le richieste di riforma della Chiesa. Risulta evidente che la spaccatura ha motivazioni politiche, non teologiche. Per sanare il conflitto e rinsaldare l’autorità spirituale della Chiesa, si chiede la convocazione di un concilio. Nel 1409 il Concilio di Pisa dichiara deposti i due papi scismatici ed elegge Alessandro V. I due papi deposti, però, non accettano le decisioni conciliari. Ora, perciò, si trovano in carica ben tre pontefici.
Nonostante questo fallimento, si rafforza l’idea che la risoluzione della crisi debba essere affidata a un organo collegiale. Così, è convocato il Concilio di Costanza, che finalmente giunge a una risoluzione. I tre pontefici sono deposti ed è eletto Martino V, il papa della riconciliazione, che si stabilisce a Roma. Superata la crisi, l’auspicata riforma della Chiesa non si verifica. Un secolo dopo, le speranze tradite saranno tra le cause della Riforma protestante.