Pier Paolo Pasolini, scrittore, critico e regista, è uno dei maggiori intellettuali italiani del Novecento. Nasce a Bologna il 5 marzo 1922. A causa del lavoro del padre, tenente di fanteria, si sposta di frequente durante l’infanzia, ma trascorre ogni estate in Friuli, a Casarsa, il paese della madre. In giovane età inizia a comporre poesie, sia in lingua italiana, sia in dialetto friulano. Laureato in Lettere all’Università di Bologna, insegna in una scuola vicino a Casarsa. Accanto all’attività letteraria, intensifica il suo impegno politico tra le fila del Partito Comunista Italiano. Le sue posizioni, però, sono già distanti dall’ortodossia del partito.
Nel suo pensiero, gli ideali marxisti di giustizia sociale convivono con i valori spirituali del Cristianesimo. Nel 1949 è sospeso dall’insegnamento ed è espulso dal PCI a causa di una denuncia per corruzione di minori. Sarà assolto dall’accusa, ma lo scandalo per la sua omosessualità lo induce a lasciare il Friuli. Trasferitosi a Roma, inizia a collaborare con importanti riviste letterarie. Il primo romanzo del periodo romano è Ragazzi di vita, che narra le vicende di un gruppo di giovani del sottoproletariato. Scritto in dialetto romanesco, riproduce con fedele realismo la realtà sociale delle periferie. Come i contadini friulani, i ragazzi delle borgate rappresentano per Pasolini un modello di purezza incorrotta, che diventa anche valore estetico.
Sul versante della poesia, il volume che lo consacra è Le Ceneri di Gramsci, una raccolta di poemetti in terzine, densi di riflessioni sulla storia e sul presente. Dalla fine degli anni ‘50 Pasolini esprime anche nel cinema le tematiche a lui più care. La vita delle borgate romane è il tema di Accattone e Mamma Roma. La ricerca di una spiritualità originaria ispira una lirica rievocazione della storia di Cristo, nel film Il Vangelo secondo Matteo. Seguono pellicole che rivisitano temi letterari e mitologici.
Tra gli anni ’60 e ’70, Pasolini è una figura di primo piano nel dibattito culturale. Lucido testimone del suo tempo, denuncia la corruzione politica, la massificazione della cultura, gli estremismi ideologici. Celebre la sua critica alla contestazione del ’68. Nell’intervento pubblicato dopo gli scontri di Valle Giulia tra manifestanti e polizia, Pasolini simpatizza con i poliziotti, veri figli del popolo. I giovani sessantottini, invece, gli appaiono portatori della stessa mentalità borghese che pretendono di contestare. Negli anni seguenti si fa sempre più critico nei confronti della società italiana, che della modernità accoglie, a suo avviso, solo i lati più deteriori: il consumismo e il degrado culturale e civile.
Nella notte del 2 novembre 1975 Pasolini è brutalmente assassinato all’Idroscalo di Ostia. La versione ufficiale è che a ucciderlo sia stato il giovane Pino Pelosi per resistere a presunte molestie sessuali. Anni dopo, questa versione si rivela infondata. Ma la verità resta ancora da chiarire.