Karl Jaspers è un filosofo e psichiatra tedesco. È uno dei principali esponenti dell’esistenzialismo, corrente filosofica che riflette sul significato e i limiti dell'esistenza umana. Karl Jaspers nasce a Oldenburg, in Germania, il 23 febbraio 1883. Nel 1908 si laurea in medicina e nel 1909 inizia a lavorare nell'ospedale psichiatrico di Heidelberg. Jaspers è però insoddisfatto dei metodi utilizzati dalla psichiatria per curare le malattie mentali e nel 1913 espone le sue teorie in uno studio intitolato Psicopatologia generale.
Jaspers afferma che la pratica medico-scientifica non è in grado di comprendere appieno la malattia mentale. La scienza, infatti, è un sapere specifico che dispone di criteri di spiegazione limitati. La malattia mentale, invece, riguarda l'interiorità dell'uomo, cioè l'uomo nella sua interezza.
Jaspers lascia così la medicina per dedicarsi alla filosofia. È solo questa infatti, secondo Jaspers, la disciplina che studia l'uomo nella sua interezza. Inizia perciò a insegnare filosofia presso l'Università di Heidelberg. Nel 1919 pubblica Psicologia delle visioni del mondo, considerato uno dei primi manifesti del pensiero esistenzialista.
Nel 1932 pubblica la sua opera principale: Filosofia, in cui espone il suo pensiero. L'uomo, dice Jaspers, è un essere particolare, diverso da ciò che lo circonda. Diversamente da ciò che lo circonda, infatti, l'uomo ha una coscienza, ed è libero di prendere decisioni. L'uomo però non è completamente libero.
Esistono situazioni di fronte alle quali è impotente. Per esempio, dice Jaspers, nel corso della sua esistenza l'uomo non può evitare di procurare dolore ad altri esseri umani, ed è per questo condannato a sentirsi in colpa. Inoltre l'uomo non può decidere se nascere o meno. L'uomo, dice Jaspers, è gettato nella vita. E non può nulla contro la morte. Jaspers afferma che tutti questi limiti sono come muri entro cui resta chiusa l'esistenza umana. L'uomo intuisce che oltre quei muri c’è qualcos'altro, ma non può superarli. Perciò l'esistenza dell'uomo, dice Jaspers, è tragica: nel momento in cui intuisce che c’è una verità, l'uomo intuisce anche che questa verità gli è inaccessibile.
Diversamente dallo scienziato che offre spiegazioni, dunque, il filosofo non rassicura e non ha risposte da dare. Il filosofo può solo porre domande. Ciò nonostante, giunge a comprendere qualcosa in più rispetto allo scienziato. La filosofia diventa così, per Jaspers, un'etica, un modo di vivere in bilico tra la consapevolezza dei propri limiti e difficoltà di accettare la propria condizione. Con l'avvento in Germania del nazismo, Jaspers è costretto ad abbandonare l'insegnamento perché sua moglie, Gertrud Mayer, è ebrea.
Nel 1945, con la fine della guerra, riprende l'attività di docente e nel 1948 si trasferisce a Basilea.
È qui che Karl Jaspers muore il 26 novembre 1969. Ha 86 anni.