Mirone, scultore attivo nel V secolo a.C, è tra gli artisti più famosi dell’Antica Grecia. Nasce ad Eleutere, in Beozia, tra il 500 e il 490 a.C.. Vive e lavora ad Atene, ma riceve importanti commissioni per opere destinate ad altre città della Grecia. Svolge la sua attività tra il 470 e il 440 a.C, periodo che gli storici identificano come passaggio dalla Grecia arcaica alla Grecia classica. Mirone contribuisce a superare lo stile tipico dell’arte arcaica, contraddistinto da forme geometriche e pose rigide. È infatti tra i primi che rappresentano il corpo umano in movimento. Le antiche fonti letterarie attribuiscono a Mirone una grande quantità di opere: statue di eroi, divinità, animali, e soprattutto figure di atleti. Di questa produzione, realizzata prevalentemente in bronzo, restano solo alcune copie in marmo di epoca antica. L’opera più nota di Mirone è il Discobolo. La statua rappresenta un giovane atleta nell’atto di lanciare il disco. Mirone sceglie di immortalare il momento di massima tensione prima del lancio. La posa è complessa ma perfettamente bilanciata. Il corpo poggia sulla gamba destra che si flette leggermente, mentre la sinistra è arretrata. Il busto, chino in avanti, compie una torsione laterale che fa contrarre la muscolatura, resa con un attento studio dell’anatomia. Il braccio destro, teso nell’attimo che precede il lancio, forma un arco con il sinistro, che cade perpendicolare al terreno. Il volto, imperturbabile, non esprime sforzo, ma solo concentrazione.
La complessità della posa caratterizza anche l’Anadumeno, l’atleta che si cinge il capo con una benda. L’originale è perduto, ma è possibile ricostruirne la fisionomia attraverso frammenti di copie in marmo. Grande efficacia nella rappresentazione del movimento si ritrova nel gruppo di Atena e Marsia, ispirato a un episodio mitologico. La dea Atena, che si era dilettata con il flauto, scopre che suonare questo strumento le deforma il viso. Allora getta a terra il flauto, maledicendolo, e il satiro Marsia accorre a raccoglierlo. Nell’opera è rappresentato il momento in cui la dea si volta e sorprende Marsia, che si ferma all’improvviso. La figura del satiro è rappresentata in una posizione instabile, che contrasta volutamente con l’atteggiamento composto della dea. La scena colpisce per l’abilità nel “cogliere l’attimo”, nel fissare un movimento rapido e istantaneo. Le fonti antiche elogiano Mirone per la rappresentazione del moto e la verosimiglianza delle sue figure. Una sua statua in bronzo raffigurante una mucca, posta sull’Acropoli di Atene, è citata da molti scrittori per il suo spiccato realismo. Sebbene non se ne abbiano notizie certe, è probabile che la morte di Mirone avvenga poco dopo il 440 a.C.. La sua arte chiude l’età arcaica e inaugura la grande stagione dell’arte classica.