Bruce Chatwin, scrittore inglese, è considerato un innovatore della letteratura di viaggio. Nasce il 13 maggio 1940 a Sheffield, in Inghilterra. È in corso la Seconda guerra mondiale. Suo padre, avvocato, presta servizio nella marina britannica. Compiuti gli studi superiori, a 18 anni Chatwin si trasferisce a Londra. Qui, inizia a lavorare per la prestigiosa casa d’aste Sotheby’s. Esegue accurate perizie sui dipinti, specializzandosi nell’arte impressionista. A 25 anni sposa una collega, Elisabeth Chanler. Davanti a sé, Chatwin ha una carriera promettente. Ma accusa continui disturbi alla vista. Così, a 26 anni, abbandona l’impiego. Si iscrive all’Università di Edimburgo per studiare archeologia. Ma l’ambiente accademico non lo stimola. Dopo due anni lascia l’Università, continuando però a coltivare lo studio dell’arte e dell’archeologia. Dal 1973 lavora al “Sunday Times Magazine” come consulente di arte e architettura. Questo impiego gli consente di viaggiare e di scrivere. Nel 1974 compie un viaggio che si rivelerà fondamentale. Tempo prima, intervistando a Parigi la progettista irlandese Eileen Gray, aveva notato nel suo studio una mappa della Patagonia, e in quel momento aveva deciso di visitarla. Arrivato a destinazione, avvisa il Sunday Times delle sue dimissioni con un lapidario telegramma: “Sono andato in Patagonia per 6 mesi”. Durante la permanenza, Chatwin scrive In Patagonia. Nel 1978 il “New York Times Book Review” lo elegge miglior libro dell’anno.
Con questo testo, Chatwin si impone all’attenzione del pubblico come un nuovo interprete della letteratura di viaggio. La sua produzione si concentra sulle civiltà extraeuropee. Si presenta come un’inedita mescolanza tra narrazione e autobiografia, tra il resoconto e l’invenzione fantastica, tra il saggio e la divagazione. Ogni testo nasce dagli appunti che annota sui suoi taccuini di marca francese. Nel 1980 pubblica un libro sulla tratta degli schiavi, Il vicerè di Ouidah, frutto di lunghi soggiorni in Brasile e in Africa. Le vie dei canti, una delle sue opere più note, è pubblicata nel 1987, e descrive la cultura degli aborigeni australiani. Il suo ultimo libro, Utz, è un racconto sull'ossessione di collezionare oggetti. Negli anni ‘80 Chatwin contrae il virus dell’HIV. Le sue condizioni di salute peggiorano progressivamente, ma lo scrittore nasconde l’origine della sua malattia anche agli amici più cari. Costretto su una sedia a rotelle, si ritira nel sud della Francia insieme alla moglie. Qui trascorre gli ultimi mesi della sua vita. Muore a Nizza il 18 gennaio 1989, all'età di 48 anni. Nello stesso anno esce il suo libro di memorie, Che ci faccio qui?