Le Grazie sono un gruppo scultoreo di tre figure in marmo realizzato a Roma da Antonio Canova tra il 1813 e il 1816. L’opera incarna l’estetica del neoclassicismo, il movimento culturale che tra ‘700 e ‘800 promuove il ritorno all’arte greca e romana intesa come modello di perfezione formale; l'ideale neoclassico trova in Canova il suo maggiore interprete italiano. Lo scultore raggiunge presto la notorietà alla fine del ‘700 grazie alle sue opere a tema mitologico e a importanti commissioni pubbliche. Ma è nel periodo napoleonico che Canova vive un momento di particolare fortuna e diventa ritrattista ufficiale dell’imperatore. Ed è proprio Giuseppina Beauharnais, prima moglie di Napoleone, che nel 1813 gli commissiona il gruppo delle Grazie. Le tre figure femminili, alte un metro e 82, rappresentano le figlie di Zeus, dee della bellezza: Aglaia, Eufrosine e Talia diffondono gioia e amicizia tra dei e mortali.

Canova si ispira non solo all’iconografia classica ma anche all’arte rinascimentale. Le Grazie sono rappresentate come tre giovani donne unite in un intimo abbraccio. La figura centrale, che nell’iconografia tradizionale è collocata di spalle, qui è rivolta invece verso lo spettatore, mentre le altre si voltano verso di lei; la disposizione delle gambe suggerisce un armonico movimento circolare che raccoglie le fanciulle in una sorta di gioioso girotondo. Un drappo di stoffa le cinge tutte, nascondendone in parte le nudità. Un altare a forma di parallelepipedo, su cui poggia una delle grazie, è l’unico ornamento ambientale.

La scultura incarna quello che nel neoclassicismo è considerato l’ideale di bellezza assoluta, ossia equilibrio della composizione e ricerca di una forma pura, idealizzata. La perfezione formale si esprime nella grazia delle figure, nel loro candore e nella loro quieta sensualità. Le Grazie ottengono un successo clamoroso tanto che lo scrittore francese Stendhal si reca a Roma proprio per ammirarle. Nel 1814 il duca di Bedford commissiona a Canova una copia delle Grazie, ultimata nel 1817. In questo secondo gruppo, molto simile al primo, una colonna dorica sostituisce l’altare. Dopo la morte di Giuseppina Beauharnais, l’opera passa a suo figlio Eugenio; le Grazie rimangono nella sua residenza fino a quando il figlio di Eugenio, Massimiliano di Leuchtenberg, sposa Maria di Russia, e Le Grazie vengono trasferite al Palazzo Mariinskij di Pietroburgo. Nel 1901 sono acquistate dal museo Ermitage. Le Grazie si trovano all’Hermitage di San Pietroburgo.





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