La musica elettronica è un genere musicale che si avvale di apparecchi elettronici per produrre e modificare il suono. Nasce alla fine degli anni ’40 dallo sviluppo delle potenzialità offerte dai nuovi mezzi di produzione musicale. Tra i primi studi di musica elettronica ci sono il GRMC di Parigi, fondato da Schaeffer ed Henry, lo Studio di Colonia, diretto da Eimert, e il Centro di Fonologia RAI di Milano, fondato da Berio e Maderna. Negli anni ’60 vengono utilizzati i primi sintetizzatori analogici, tra cui quelli di Moog e Buchla, tappe fondamentali per lo sviluppo del suono tipico del genere. Il primo successo discografico di musica elettronica è del 1969: Switched on Bach di Wendy Carlos.
Gli anni ’70 portano i sintetizzatori digitali e la consacrazione delle ricerche elettroniche in ambito pop. Negli anni ’80 il mercato si espande ulteriormente e la comparsa dei primi software computerizzati agevola lo sviluppo di nuovi sottogeneri, come il synth pop, rappresentato dai New Order, i Depeche Mode e i Soft Cell (Tainted Love). Gli anni ’90 favoriscono un maggior uso degli strumenti elettronici. L'avanzamento tecnologico consente l'accesso a una serie di strumenti che fino a quel momento è disponibile a pochi. Nascono altri nuovi generi legati all’elettronica, come ad esempio: dark-wave, industrial, acid house, italo-disco, power-electronics e techno. Il successo di band come Prodigy, Chemical Brothers e Daft Punk testimonia la diffusione della musica elettronica anche grazie alla commistione con il genere pop, che le permette di raggiungere un pubblico più vasto. La rivoluzione legata alla musica elettronica è la risposta a decenni di ricerca per creare nuovi strumenti, nuovi suoni e nuove modalità di fruizione. La musica elettronica è in grado di includere contenuti extramusicali e grazie allo sviluppo tecnologico rende possibile la nascita di nuovi mezzi di riproduzione, ampliando le capacità creative.