Alexander Dubček è un politico cecoslovacco, tra i protagonisti della Primavera di Praga. Nasce il 27 novembre 1921 a Uhrovec, nell'odierna Repubblica Slovacca. Dopo aver trascorso l'infanzia in Asia, nel 1938 fa ritorno in patria con la famiglia, e inizia a lavorare come operaio. Durante la Seconda guerra mondiale, si impegna nella resistenza contro gli invasori tedeschi. Al termine del conflitto, la Cecoslovacchia, come tutta l'Europa dell'Est, è sotto il controllo dell'Unione Sovietica, la superpotenza comunista. Dubček entra nel Partito comunista slovacco, e nel ’51 è eletto deputato. Frequenta a Mosca la scuola di formazione per dirigenti comunisti, e nel ’63 raggiunge i vertici del partito.
In questi anni, alcuni Paesi del blocco comunista si allontanano dalla linea politica dell'Unione Sovietica, ed elaborano proprie letture della dottrina marxista. Anche la Cecoslovacchia è attraversata da richieste di cambiamenti, sostenute in particolare dagli intellettuali. Il 5 gennaio 1968, Dubček è nominato segretario generale del partito, carica che gli permette di governare il Paese. Compie significative aperture verso l'economia di mercato, e assicura maggiore libertà d'espressione. Vuole creare un “socialismo dal volto umano”, privo dei caratteri oppressivi del comunismo sovietico. È la cosiddetta Primavera di Praga.
Il “nuovo corso” cecoslovacco è però osteggiato da Mosca. Il 19 agosto 1968, Dubček riceve una lettera dal leader sovietico Breznev, che lo richiama al rispetto dell'ortodossia comunista. Il giorno dopo, truppe sovietiche e di alcuni Stati dell'Europa dell'Est invadono la Cecoslovacchia: all'alba del 21 agosto raggiungono Praga, ponendo fine alla breve stagione di rinnovamento. Dubček e altri dirigenti comunisti sono arrestati e sostituiti da uomini vicini a Mosca. Dopo una parentesi come ambasciatore in Turchia, Dubček viene espulso dal partito e fa ritorno al suo paese natale. Alla fine degli anni 80 è di nuovo protagonista. L'Unione Sovietica è al collasso, e Dubček si batte per accelerare la fine del comunismo in Cecoslovacchia.
Con il passaggio del Paese alla democrazia, gli viene affidata la presidenza del parlamento.
Alexander Dubček muore a Praga il 7 novembre 1992, a 70 anni, in seguito a un incidente stradale.