Tiziano Vecellio è uno tra i massimi esponenti della pittura italiana del ‘500. Nasce da una famiglia benestante intorno al 1490 a Pieve di Cadore, un borgo delle Alpi italiane. In giovane età si trasferisce a Venezia per studiare pittura. Diviene allievo e collaboratore di Giorgione, artista che gode di grande fama nell’area veneziana. Da Giorgione apprende il gusto per il realismo, l’uso di colori vivaci, la pratica di dipingere senza ricorrere a schizzi preparatori. Nel 1508 aiuta il maestro nella decorazione del Fondaco dei tedeschi, edificio veneziano destinato a ospitare i mercanti stranieri.
Secondo il Vasari, pittore e trattatista del ‘500, sono in molti a complimentarsi con Giorgione, scambiando per suoi gli affreschi realizzati dal giovane Tiziano. Alla morte di Giorgione, nel 1510, Tiziano ha già conquistato una certa fama. L’Arciconfraternita di Sant’Antonio da Padova gli commissiona un ciclo di affreschi raffiguranti i Miracoli del Santo. Tiziano comincia a elaborare uno stile personale. Il realismo giovanile cede il passo a un maggior dinamismo dei corpi e anticipa la drammaticità espressiva della maturità.
Nel 1516 diviene pittore ufficiale della Repubblica veneziana e riceve la prima commissione pubblica importante: il convento dei Frari di Venezia gli richiede una pala d’altare. A partire dagli anni ‘20 entra in contatto con le maggiori corti italiane. Riceve commissioni dal Duca di Ferrara Alfonso d’Este, dall’imperatore Carlo V, dal Duca di Urbino Francesco Maria della Rovere. I suoi dipinti si caricano di pathos: l’impasto cromatico esplode in infinite varietà, i movimenti si enfatizzano, luce e ombra si contrappongono. Tra gli anni ’40 e ’50 Tiziano riceve commissioni dalle maggiori personalità d’Europa: papa Paolo III, l’imperatore Carlo V d’Asburgo e il re di Spagna Filippo II.
Tiziano ha ormai più di 60 anni, è un Maestro riconosciuto in tutte le corti d’Europa. Non cessa però di sperimentare. Stende il colore con le dita oppure con la stoffa per ottenere sfumature sempre più sgranate ed evanescenti. In questi ultimi anni realizza numerosi autoritratti. La morte di molte figure a lui care, tra cui l’imperatore Carlo V, influenza la sua arte, rendendola inquieta e drammatica. Il 27 agosto 1576 Tiziano muore a Venezia, ultraottantenne, lasciando incompiuta l’opera che avrebbe voluto sulla propria tomba: la Pietà.
Tiziano è uno dei grandi Maestri del Rinascimento. La forza drammatica delle sue opere ispira molta arte successiva ed è un riferimento persino per correnti artistiche recenti come l’Espressionismo, nato 300 anni dopo la scomparsa del pittore veneto.