31 luglio 1954. A più di 8000 metri d’altezza, tra il ghiaccio e la neve, due uomini si preparano ad affrontare un cammino che nessuno ha mai percorso prima. L’obiettivo è la vetta di una delle montagne più pericolose al mondo: il K2. l K2, situato al confine tra Cina e Pakistan, nella catena dell’Himalaya, dopo il monte Everest è la montagna più alta del pianeta: raggiunge gli 8611 metri. Nella prima metà del ‘900 alcune spedizioni cercano di arrivare in cima al K2. Ma devono arrendersi davanti a percorsi troppo ripidi, o furiose tempeste di neve. Durante questi tentativi falliti, molti scalatori perdono la vita. Nel 1954 a sfidare il K2 è una spedizione italiana, guidata dal geologo Ardito Desio. Desio e i suoi compagni si muovono lungo lo Sperone degli Abruzzi, una cresta di roccia che corre sul fianco sud – orientale della montagna. Tra aprile e maggio, a quasi 5000 metri, viene organizzato il campo base. Altri campi verranno piantati in corrispondenza delle varie tappe della scalata. Ardito Desio rimane al campo base a dirigere le operazioni. La scalata vera e propria viene affidata agli alpinisti più esperti.
Il 21 giugno, mentre il gruppo affronta una bufera a 5600 metri, l’alpinista Mario Puchoz muore di edema polmonare. A fine mese, la squadra italiana attraversa la Piramide Nera: una ripida distesa di roccia, percorsa da canali ghiacciati, che si trova a quasi 7000 metri. Il 30 luglio lo scalatore Walter Bonatti, accompagnato da una guida pakistana, parte dall’ottavo campo, a 7700 metri, per raggiungere il nono campo, posto a 8100 metri. La missione di Bonatti è portare ai suoi compagni alcune bombole a ossigeno, utili per respirare oltre gli 8000 metri. Ma Bonatti non trova il nono campo. Deve passare la notte all’aperto, a 50 gradi sottozero. E’ la sua grande forza fisica a salvargli la vita. Bonatti riesce a far avere le bombole solo il giorno dopo. Grazie ad esse, due uomini possono raggiungere la cima: i loro nomi sono Achille Compagnoni e Lino Lacedelli.
In seguito, forse per conferire un’aura di maggiore eroismo alla loro impresa, Compagnoni e Lacedelli raccontano che le bombole erano quasi scariche, e che l’ossigeno si è esaurito molto prima della vetta. Ne nasce una lunga polemica con Bonatti. Nel 1994 vengono scoperte alcune foto scattate da Compagnoni e Lacedelli in cima al K2. Le foto dimostrano senza ombra di dubbio che le bombole sono state usate fino in vetta. La conquista del K2 risolleva l’orgoglio nazionale dell’Italia, un Paese che è uscito a pezzi dalla Seconda guerra mondiale. Per anni il K2 sarà conosciuto anche come la montagna degli italiani.