Gengis Khan è uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi. Passato alla storia per il suo valore, ma anche per la sua ferocia. Sulle sue origini ci sono poche notizie certe. Nasce tra il 1155 e il 1167 in una delle tante tribù nomadi che abitano la Mongolia. Alla nascita viene chiamato Temujin, che significa “fabbro.” Forse è un riferimento alle attività dei suoi antenati. Di certo è un nome profetico, per l’uomo che forgerà un impero con le sue mani. Temujin cresce nella steppa, a contatto con una natura ostile che tempra il suo carattere. Ben presto il suo coraggio e il suo carisma iniziano ad attirare dei seguaci. Grazie al suo talento di stratega e a un abile gioco di alleanze, Temujin riesce a unificare tutte le tribù mongole sotto il suo comando. È il 1206. Temujin diventa Gengis Khan. In lingua mongola, “sovrano universale.”
Ora che la Mongolia è unita sotto una sola bandiera, Gengis Khan si dedica a un obiettivo ancora più ambizioso: la conquista della Cina. I cinesi oppongono una strenua resistenza, ma vengono travolti dalla strategia di Gengis Khan, basata sull’impiego degli arcieri a cavallo. Nel 1209 le armate mongole sconfiggono gli Xia, un popolo che abita a nord-ovest del territorio cinese. Nel 1213 Gengis Khan supera la Grande Muraglia e nel ’15 espugna Pechino. È una campagna militare sanguinosa: in meno di dieci anni la popolazione della Cina viene quasi dimezzata.I mongoli imparano dagli ingegneri cinesi i segreti delle macchine da guerra: l’esercito di Gengis Khan diventa ancora più potente. Dopo la Cina, nel 1218 conquista il regno di Kara-Kithai, nell’Asia Centrale.
Due anni dopo saccheggia la città islamica di Samarcanda. Negli anni che seguono devasta il nord dell’India, il Caucaso, la parte orientale della Russia. Nel 1225 il dominio mongolo si estende dal Mar Caspio alla Cina. Gengis Khan è a capo del più grande Impero nella storia dell’umanità. Malgrado ciò, rifiuta ogni forma di lusso e continua a seguire lo stile di vita tribale: indossa solo pelli d’animale e mangia cibi semplici, spesso seduto a tavola con persone comuni. Pur essendo analfabeta, Gengis Khan si dimostra un sovrano saggio e illuminato. Abolisce la tortura, concede la libertà di culto ai suoi sudditi, promuove il ruolo delle donne nell’organizzazione dell’impero, ed esenta dalle tasse dottori e insegnanti. Anche in età avanzata, Gengis Khan non rinuncia a combattere alla testa del suo esercito. Il suo coraggio gli è fatale: il 18 agosto 1227, mentre cerca di stroncare una rivolta nei territori cinesi, Gengis Khan muore per le ferite riportate sul campo di battaglia. Nel rispetto delle sue volontà, a capo dell’Impero gli succede il suo terzo figlio, Ogedei Khan. Il corpo di Gengis Khan viene riportato in Mongolia e sepolto in un luogo segreto.