La Maestà di Giotto, o Madonna di Ognissanti, è un dipinto a tempera su una tavola di 325 cm x 204 realizzato a Firenze intorno al 1310. In questi anni Giotto è un artista affermato nel pieno della maturità espressiva. Il suo linguaggio pittorico è ormai lontano dalla tradizione bizantina, l’arte che nel medioevo ritrae i soggetti sacri nella loro spirituale immobilità, disposti frontalmente e immersi in uno sfondo dorato. Giotto racconta invece le scene sacre inserendole in una dimensione terrena; i suoi affreschi padovani nella Cappella degli Scrovegni sono un esempio di questa nuova sensibilità pittorica. Probabilmente la pala d’altare raffigurante la Maestà viene commissionata a Giotto dalla congregazione dei Frati Umiliati per la chiesa fiorentina d’Ognissanti.
Tra XIII e XIV secolo La Maestà rappresenta uno dei soggetti più diffusi nell’iconografia cristiana: raffigura la Madonna sul trono con in braccio Gesù, circondata da santi e angeli. Giotto si confronta con la Maestà del suo Maestro Cimabue e con quella del pittore senese Duccio di Buoninsegna, delle quali mantiene alcuni elementi compositivi: l’imponenza della Madonna rispetto ai santi, la simmetria della scena e lo sfondo dorato. Giotto però rivoluziona la tradizione iconografica duecentesca enfatizzando i volumi delle figure e la profondità dello spazio.

Il trono è una costruzione architettonica tridimensionale, alleggerita da aperture laterali che lasciano intravedere le figure di due santi e contribuiscono ad aumentare la profondità dello spazio. L’immagine ricorda la Giustizia dipinta dallo stesso Giotto negli affreschi di Padova. La Maestà di Giotto segna anche la fine della frontalità propria delle figure bizantine. La Madonna posa quasi di tre quarti mentre i santi e gli angeli che offrono i gigli sono di profilo. Lo sguardo della Vergine non è più dritto e immobile ma leggermente rivolto verso sinistra. La gravità dei volti è addolcita da un uso nuovo del colore: Giotto abbandona l’illuminazione diffusa e irreale e sceglie variazioni di tono più naturali. La luce ambientale contribuisce alla costruzione dei volumi e delinea il corpo della Vergine sotto le vesti, esaltandone la femminilità. Ne La Maestà di Giotto dominano così la fisicità di Maria, il rapporto materno con il Bambino, la sua profonda umanità e vicinanza al mondo terreno. Dal 1990 al 1991 la Pala d’altare affronta un difficile restauro che cura le fenditure del supporto ligneo e elimina le crepature del dipinto. Dal 1919 La Maestà di Giotto è esposta alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

Join OVO
* required fields

By proceeding with the registration I declare I have read and accepted the

Join OVO
OR
SIGN UP
  •   Forgot your password?
Reset your password